L’ULTIMA ORA

LA STORIA

L’incubo diventa realtà: affrontare l’esame di maturità per una seconda volta, non a diciannove anni ma a quarantuno.

Giugno 1998, Jarno Mosca sta affrontando per la seconda volta gli ultimi giorni delle superiori prima della maturità. Della prima volta ha ricordi vaghi e confusi, l’unica cosa di cui è certo è di non avere più 19 anni ma bensì 41 e che quello che sta vivendo probabilmente è solo uno strano sogno. Tutto sommato sembrerebbe un sogno gradevole, ma in realtà è una trappola mortale. Glielo rivela Numero 7, un misterioso personaggio che solo lui può vedere.

ESTRATTO

Jarno vide il professor Grossi, vide la lavagna coperta di equazioni, vide i suoi compagni di classe seduti ai banchi che lo fissavano incuriositi e si toccò la faccia che era glabra e piena di brufoli.

«Se non le spiace, signor Mosca, gradirei una risposta», disse Grossi tamburellando con le dita sulla cattedra. «Vuole concludere?» Grossi indicò con un cenno la lavagna. Jarno diede un’occhiata a tutti quei calcoli, grossomodo gli sembravano di statica, ma non aveva idea di cosa significassero, erano passati troppi anni, non ricordava nulla. In ogni caso lo stupore era soverchiante, mio Dio come era giovane il professor Grossi.

«Quindi?» Domandò Grossi. «Cosa vogliamo fare?»

«Professore», disse Jarno. «Guardi, non se la prenda, ma proprio non ricordo la risposta. Mi scusi».

«Mi scusi un corno», disse Grossi. «Lei si rende conto che con la sua media e con questa schifezza di interrogazione io non posso darle la sufficienza? Si rende conto che la mia è la materia più importante di questo diploma? Si rende conto che dovrò proporre la sua bocciatura?»

«Un momento», disse Jarno cercando di prendere tempo. «Ragioniamo, tutto questo non ha senso».

«Certo che non ha senso», disse Grossi. «Ecco qua, le do un bel 3 e ora torni al posto».

Jarno attraversò la classe passando tra gli sguardi divertiti dei presenti, i banchi erano rovinati e ricoperti di scritte. al soffitto, infilzati nei pannelli fonoassorbenti, pendevano i portamine lanciati dai ragazzi per divertimento, la tapparella di legno scrostato dell’ultima finestra era bloccata a metà, fuori il sole era così accecante da impedirgli di vedere la strada. ra tutto proprio come se lo ricordava.

Tornò al posto, non si sedeva a quella sedia da più di venti anni. Lara, che era seduta accanto a lui, gli tirò la manica della maglietta. Anche Lara era identica: stesso sguardo limpido e timido, stessi capelli corti, stesso modo buffo di fingersi arrabbiata, stesse fossette agli angoli della bocca.

«Ti rendi conto del casino che hai fatto?» Bisbigliò Lara con aria disperata. «Questa era l’interrogazione di recupero, sei nei guai. Capisci? Dovrai ripetere l’anno e questo è l’ultimo anno».

«L’ultimo anno delle superiori…» borbottò Jarno fissando Grossi che scorreva il registro alla ricerca del prossimo disgraziato da interrogare.

«È un disastro», continuò Lara. «Ti rendi conto che non sarai ammesso alla maturità?»

«Non succederà», disse Jarno.

«E tu come lo sai?» Domandò lei esasperata.

«Perché ho già fatto la maturità», rispose Jarno. «Ventitré anni fa».

Lara non sembrava capire cosa ci fosse da scherzare in un momento tanto delicato.

Jarno però non stava scherzando.

LUOGO E ANNO DI PUBBLICAZIONE
Milano 2022
TIPOLOGIA DI STORIA
Racconto weird